Vipassana, è magia

Arrivano poi quei momenti in cui tutto va bene, le cose accadano, ti rendono felice, capita e basta e tu non puoi fare altro che godertele.

Eppure non sono tranquilla, temo che tutto possa finire, che le cose belle non durino, che i momenti brutti tornino sempre a fare visita e che non sia normale,ma strano e dunque finirà.

E più penso così più attiro a me negatività. Ma il timore supera l’incredulo entusiasmo.
È più facile avere paura che essere felici.
Meno aspettative dunque meno delusioni. Vivere in riserva é la miglior difesa, ma come tutti sappiamo chi gioca in difesa non farà mai goal…..

Esporsi e rischiare o regolarizzarsi e tutelarsi? Questo è il grande dilemma moderno.
L’evoluzione del celebre essere o non essere?!

Pausa, una grossa, sicura, allettante pausa vorrei poter porre sui momenti lieti della mia vita.
Ma la meditazione Vipassana mi insegnò invece che tutto scorre, tutto cambia, nulla è davvero per sempre.
Non solo: noi stessi cambiamo costantemente da un secondo all’altro non siamo i medesimi, oggi non siamo chi eravamo ieri. Sembra folle! Ma é così. Aggrapparsi a cose, persone o situazioni equivale a non vivere, a crearsi un’ esistenza su misura che ci garantisce stabilità e rassicurazione. Ma é illusoria, poiché la realtà è inconoscibile sempre e costantemente; altrimenti non sarebbe naturale, ma artificiale. L’ artifizio è per sua natura destinato a finire. Altre cose nasceranno e rimoriranno, per ritrasformarsi e ricrearsi.
Tutta questa impermanenza è anicca, l’unica verità che possediamo.

 
La mia verità è però che questa realtà mi terrorizza. Vorrei prendere le persone che amo, bloccarle nella mia vita, assicurare la loro felicità per sempre e così la mia. Vorrei avere la garanzia che svolgerò la professione che desidero e molte altre certezze, che nella vita mi accadranno solo i minimi e indispensabili eventi negativi e nulla piú, nei momenti inoltre più indicati e opportuni affinché io possa reagire ad essi con serenità. Vorrei tutto stabilito e sicuro, vorrei non dover mai più gestire qualcosa di completamente imprevisto che implode inaspettatamente in me, sconvolgendo quella che credevo essere la mia dimensione/la mia vita, obbligandomi a ricreare quella me che avevo reputato di essere, sentendomi di dover quasi ricominciare tutto da capo.
Perché questo succede certe volte: ogni grosso trauma o accadimento eclatante della vita uccide e obbliga rinascere, ma cazzo quanto è doloroso e difficile ricominciare a camminare, a vedere il mondo e non solo guardarlo, a risorgere.
Vivere non è “semplificare” però, non è sempre scorciatoie e agevolazioni.
É anche sofferenza, questa esiste, è reale ed è fortemente percepibile in alcuni momenti : la verità della sofferenza dukkha.
E la saggezza reale è viverla, non rifuggirla.
Affrontare il dolore con la consapevolezza che merita, conoscerlo, sviscerarlo. Sembrerà più piccolo, più vicino e non solo lo si potrà superare, ma persino capire e nulla è più importante del comprendere le basi dei nostri malanni, nulla offre miglior modo di conoscersi se non un momento simile.
Il dolore è anche magia se gestito con la giusta dose di saggezza e diciamolo follia.
Ma forse davvero un tocco di pazzia è sottovalutato. È solo il cappellaio lo aveva intuito!

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