È proprio vero che quando arriva qualcosa, arriva tutto insieme!
Per mesi é stato tutto piatto, fermo, sicuro e meravigliosamente così.
Stavo male, ero stata male ed ero stata ancora più male…era ormai noioso anche stare male, non aveva con se più nulla di nuovo ed entusiasmante, era solo conosciuto, vissuto e prossimo alla scadenza.
Tutto sembrava uguale, un susseguirsi costante di baci carezze, schiaffi, insulti, urla e sceneggiate, per riprendere con amore e buoni propositi che immancabilmente reinciampavano in qualche mancanza dalla quale sorgeva fresca fresca una nuova discussione.
Così un ciclo ripetitivo che puntuale arrivava.
Ero oberata, nauseata, intollerante di quella che era divenuta la mia esistenza allora.
Implorai e sperai cambiamento per il nuovo anno. Come un buon proposito.
Non sapendo forse cosa avrei rischiato di perdere.
Il mio proposito anticipò la mezzanotte.
Ammetto di essere in difficoltà nel cercare di spiegare, realizzare e quindi riportare quanto accaduto in quei giorni.
E ancora un improvviso Sempronio, dal nulla apparve portando nella sua vita doni, adrenalina e tanta tanta novità”.
Direte, abbastanza banale e convenzionale… forse è vero, sarebbero i particolari a condire la vicissitudine, ma ahimè certe cose non vanno dette.
Vi posso però garantire che la giovane fu presa da un voragine immensa e intesa di confusione, sbigottita di paura e brivido. Quelle giornate furono un po surreali..
Il problema essenziale, (forse più generale di quanto non si voglia credere) era come comportarsi all’interno di questo meandro, soprattutto se:
– si è così attratti da una scossa, che improvvisa come un fulmine arriva e vivacizza la vita, facendoti però anche rischiare di perdere tutto quello che avevi fino ad allora costruito e che credevi essere la tua felicità (perché come ogni grosso investimento, se tanto si vuol guadagnare tanto si deve rischiare e tanto si può perdere)
– altrettanto attratti dalla serenità, dal senso di sicurezza e appagamento che si può sentire quando si è in un guscio di protezione, che si ama pur sapendo che non potrà mai essere del tutto reale.
È un sogno destinato a svanire, percui è forse incondizionato l’istinto di cercare altro anche quando si ama davvero e si é amati, in una amore che sappiamo però non essere veramente vivibile, non essere per noi.
Era come un accordo silente il mio amore, viverlo sul momento e goderselo senza pensare a quello che sarebbe stato e ignorando il fatto che il suo futuro avrebbe potuto rappresentare le mie lacrime, la perdita e lo smarrimento, che avrei provato perdendo la persona amata.
Vivere altro era un perfetto analgesico per non sentire questo timore così intenso, per sentirmi serena con me stessa nel non investirmi del tutto in un rapporto dove solo io avrei poi voluto fermare il tempo. “Una casa, un gatto, il nostro amore e il tea con i biscotti al burro”, lo pensavo spesso allora e lo volevo con quella persona.
Era un sogno solo mio, io andavo avanti notte tempo. Lui era razionale, sul pezzo, non eccedeva mai, non si sbilanciava, non andava mai in quell’oltre che avrei amato con lui.
Sapevo che non avrei mai più amato nessuno in quel modo e che forse sarebbe stato l’Amore con la A maiuscola della mia vita.
Ma troppe cose mi facevano pensare che sarebbe stato un momento e non un per sempre. Non dovevo costruire me sulla di lui base, in funzione è in amore suo.
“Convivenza infrasettimanale” erano parole che non osavo neppure pronunciare.
Sognare un futuro era impensabile, un azzardo troppo pericoloso, non era consentito mai andare oltre l’oggi, il ieri e il domani…e io quanto pativo quel limite temporale.
Faceva sorgere in me un senso di precarietà, provvisorietà, di scadenza dello yogurt.
All’ inizio reagì volendo vivere tutto e subito, per sfruttare e alimentarmi al massimo di quell’ amore sapendo che non sarebbe stato per sempre. Opprimevo, pressavo, esigevo ed invadevo.
Poi sentite le sue resistenze anche su questo fronte rinunciai, accettai di viverlo e averlo per come lui voleva darsi, rispettando i suoi tempi e i suoi spazi.
Ma non era per me, non era ciò di cui avevo bisogno. Era poco, non mi bastava e lo sapevo.
Necessitavo di più, altro, più avvolgente, che comprendesse maggiormente le nostre rispettive vite. Invece erano tre esistenze assestanti : la sua, la mia, la nostra. Non vi era alcun connubio.
Fu lì che iniziai a vedere il mondo come ancora di salvezza, a guardarmi intorno. E cercando qualcosa, qualcosa si trova sempre. Il problema è che non sapevo cosa stessi cercando e che mai immaginavo cosa avrei trovato.
Mi sentivo più responsabile e previdente a costruirmi altro, qualcos’altro che avrebbe potuto essere il mio paracadute nel momento in cui sai stata fatta sbalzare fuori dalla sua vita.
Stavo facendo casino, avevo perso il controllo. Avevo troppe persone, più emozioni e stavo smarrendo il senso di quello cui tenevo davvero. Mi facevo trasportare dal brivido, come una stupida, mi fingevo ceca. Ma stavo vedendo limpidamente il disastro che avrei potuto creare, le persone che avrei potuto ferire e quanto avrei patito se in tutto questo avessi sputtanato l’Amore, quello vero, l’unico che provavo.
Ma c’erano molte più emozioni ad aggiungersi, anche rabbia verso lui, per quanto avevamo vissuto, per la sua vita che aveva coinvolto la mia e il suo dolore che un po era diventato anche mio.
Per il poco che mi dava e per quanto non mi saziava. Per amarlo e ancora odiare qualcosa di lui, per volerlo per sempre e volerlo non aver mai conosciuto. Amarlo così e volerlo cambiare.
Amarlo davvero e fingere che non fosse vero.