Scusate se torno a parlare d’amore, ma è il culmine di ogni ragionamento, ogni pensiero si infrange poi in esso, ogni riflessione rindondante atterrà lí.
Oggi è un anniversario importate per me. Un anno e mezzo con la persona che amo. Lui è il mio primo amore, la persona per cui ho sofferto in un modo che non credevo possibile per un amore così giovane e che nemmeno aveva compiuto 6 mesi, eppure così fu.
Patì tantissimo quello che successe fra noi, le difficoltà che dovette affrontare e il modo in cui mi impedì di aiutarlo. Ancora oggi, cerco di attenuare quanto provo, l’odio e il rancore verso lui,vi riesco per il semplice motivo che l’amore è più forte. L’ amore è davvero forte, anche se non so se anche lui si pieghi esclusivamente o se esagerando alla lunga si spezzi.
Sta di fatto che il mio amore per lui è solo leggermente curvo, meno diritto e preciso, ma ancora forte.
Detto ciò i problemi oggi sono altri. Lui non riesce a darmi abbastanza, troppo spesso ho avuto bisogno di lui nei momenti in cui non era possibile ci fosse, troppo spesso lo ho sentito assente e io sola, sola da cercare altro, altrove, l’altrui. E non volevo perché lo amavo, ma lui non era mai abbastanza. La nostra relazione non era sufficiente, non sufficientemente chiara, non abbastanza fondata, per nulla espressa, talmente silenziosa che alle volte non la sentivamo nemmeno noi. Almeno io troppe volte non ne percepivo l’esistenza, era quasi un film mentale, dove terminato il tempo assieme gli attori tornavano ognuno alla loro vita, casa e famiglia. Per poi rivedersi per girare la nuova scena. Quelli eravamo noi, giravamo episodi radi qualche week insieme, ma le vite non si incontravano mai; in settimana, fuori dalla chat di whatsapp e dalle camere della casa in cui ritagliavamo tempo nostro, fuori noi eravamo ALTRO l’uno dall’ altro.
Troppe volte non era chi avrei voluto fosse, non fece ciò che avrei voluto facesse, non disse, non venne, non prese, non fu
È al contrario molto razionale, distaccato; come se si dividesse in due: vi è un Leonardo che lavoro, che fa il figlio e il collega ideale; un altro Leonardo che fa il mio ragazzo. Ma queste due parti sono inconoscibili l’una all’altra e gli elementi della prima non devo intersecarsi o mischiarsi con quelli della seconda.
Io sono all’ incirca un 30% della sua vita, come credo sia giusto che sia. Peccato che il restante 70% non sappia della mia esistenza e io non sappia di cosa esso sia composto.
Ma il problema sono io, io che per 18 mesi accettai ciò, sperando in cambiamenti, quando avvennero solo miglioramenti. Cercando amore, quando trovai riconoscenza.
Chiedendo aiuto e trovandomi a stringere il suo egoismo.
La paura più grande?! Ricominciare, non farcela sola, non saper essere più individuale al mondo, patire troppo la singolarità, provare quell’infondata gelosia verso l’amore di chiunque altro e poi la più banale e la più forte: non trovare nessuno pari o meglio di lui.
Eh sì, sono proprio una ragazzina forse, ma a me tutto questo terrorizza al punto di stringere un patto con la mia sensazione di rischio, di mediocrità e di insufficienza. Al punto di scendere a compromessi con l’amore, ignorando che dove c’è il primo non potrà mai esserci il secondo perché L’AMORE NON SCENDE MAI A COMPROMESSI