Poi ti domandi cosa, perché e dove sbagli; ma soprattutto perché !? Se pensi davvero quando vivi o se rifletti perlopiù post-fatto (opterei per la seconda su due piedi, sui miei due).
Perché ti comporti in modi che sai le altre persone non potranno comprende, non potranno dargli il significato, attribuirgli il senso che meritano.
Perché fra tanti amici si sta così bene? Perché non è classificabile quell’emozione, amicizia! È sopra tutte e mira dall’alto ogni insicurezza, debolezza e fragilità. Poiché le ricompone quando i singoli la graffiano.
Ma poi c’è qual pezzittino in più, quella confusione in cui i sentimenti si mischiano e le emozioni si confondono. Una parte di amicizia che non sai bene dove riporre, come utilizzare e come preservare…
È quella sporgenza presente talora in alcuni rapporti. Difficile da gestire, interpretare e diagnosticare.
Può essere quell’amico che alle 5 del mattino ti riporta a casa, su cui ti addormenti in auto, i piedi ancora doloranti, i tacchi che lanceresti dal finestrino. Quello stesso che non ti capisce, malgrado ci provi. Ti vorrebbe forse aiutare ma non vi riesce e allora si ferisce e allora ti ferisce.
Lo stesso cui ti leghi con quell’amore di un rapporto vero. Lo stesso con cui confondi le tonalità dei sentimenti e dei valore. Ed è così che per porre chiarezza mischi involontariamente ancora più i colori e a quel punto nulla si distingue più, è un pasticcio sfumato dal quale nessuno esce pulito. Entrambi macchinati delle stesse emozioni, che presero vita per via d’altri, che si elaborano in altre esperienze e sfociarono nel medesimo contesto.
Di due teste confuse, che insieme si tolgono chiarezza l’un l’altra.
Sufficiente sottrazione per non comprendere che ieri sera volevo solo chiudere la notte abbracciata a te. Al sicuro di te.