Recalcati scrisse “La vita matura accoglie la dipendenza, riconosce la vulnerabilità, accetta che la vita senza l’altro è nulla” e credo sia vero!
Ma chi è così maturo da riuscire in ciò? Dopo quanti anni è considerabile un’idea del genere? O dopo altri quanti la si accetta fino ad arrivare a condividerla e farla combaciare con l’emozione stessa della persona per cui la proviamo?
Quanto è complicato amare bene? Tutto crediamo di amare e persino di saperlo fare, ma nessuno ce lo ha mai insegnato, percui tutti improvvissiamo continuamente. Da qui le menzogne, la fiducia bruciata, i tradimenti, le omissioni, le illusioni e tutto quello che più può far male in questo ambito viene fatto. Il più delle volte non per cattiveria, ma per ignoranza. Perché non esiste materia su cui c’è più ignoranza che sull’amore.
L’altro è il concetto basilare di questa esperienza e ciò che più constato e la realtà di quest’ altra affermazione, espressa invece da Michela Marzano, (spero la conosciate, ma se non fosse provvedete perché è speciale) :” L’alterità altrui ci insegna ad accettare anche la nostra” e “dietro l’amore c’è la costituzione di ciò che noi siamo”
Nulla è più vero. Il dramma dell’amore è che con esso, o meglio con la persona con cui lo viviamo, (ovvero l’altro) noi costruiamo un noi, noi siamo “quello” in quel momento, quel “lui” che viviamo e siamo in quella relazione, in quel rapporto. E solitamente in quel lui poniamo tutte le migliori intenzioni, alcune delle volontà che non si era riusciti a realizzare precedente, i migliori propositi createsi nel tempo e crediamo cosi finalmente che con questa persona potremmo essere quel noi, per il quale da tempo aspettavamo l’impulso di diventare. Perché è anche questo sovente una relazione: una nuova opportunità per cercare di essere chi ancora non eravamo riusciti ad essere e cui tanto tenevamo, un po’ un nuovo capitolo ogni volta che offre una nuova occasione!
L’uomo per natura, anche quando non crede o non vuole, punta tutto in ogni nuova opportunità , spera sempre che sia quella definitiva, che sia l’ultimo cambiamento drastico cui seguiranno solo continui e piccoli miglioramenti affini a quelli del compagno.
Ogni relazione porta con se, anche nel modo più intrinseco e implicito, lo sfrenato desiderio di una realizzazione, dell’avverarsi di un modello di vita. Per questo motivo il vero dramma è quando dell’immaginazione resta solo l’illusione.
Questo è il dolore di quando una storia finisce, l’investimento mentale fatto di energie, tempo e dedizione va a puttane. Il più delle volte,nei primi tempi dalla fine, non si è in grado di realizzare quanto quella persona e quella relazione può comunque averci lasciato, può comunque averci insegnato. Si percepisce invece solo il vuoto, quell’ immenso incolmabile e desolante vuoto che resta quando la persona amata è, ma non più tua. Vive, ma tu non sai come. Pensa, ma tu non sai cosa. Va avanti e tu non ci sarai.
È lì che l’essere umano si frantuma. Si distrugge il mondo a due che si era inesorabilmente e ad insaputa di entrambi creato; poiché inevitabilmente in una relazione si vive con gli occhi di due: in una dimensione a due, dove si desidera condividere le cose più entusiasmanti, si presta attenzione al piacere altrui, alla soddisfazione dei suoi desideri, si spera sempre nella sua felicità, perché quella è anche la nostra.
(Per me personalmente nulla è più bello che veder sorridere l’amata e saper che quel suo sorriso lo ho provocato io.)
In una “fine” invece il mondo a due si spezza. La cosa peggiore è che tutto resta uguale, immutato, agli occhi della gente nulla è cambiato, ma dentro te nulla è invece più lo stesso. Tutto è diverso, insostenibile e pare invivibile senza lui.
Io credo ciecamente che in amore il 1+1 sia uguale sempre a 1 e basta. Un tutt’uno…. Molto bello questo tuo scritto, quasi “filosofico”, grazie! Carlo 🙂
1+1=1
Si ci posso credere 😉
Credici!!! 🙂
Quanto lo condivido…
Già, non per tutti è così!
Ma credo che se lo diventi sia una conquista personale non da poco per ognuno;)
Will Hunting, se non sbaglio. Nella foto dico. Solo perché non mi va di parlare d’amore 😉
Si proprio lui!
Non credo di poter dire altro 🙂
Ma grazie per il commento, con affetto
È uno dei miei film preferiti, con uno strepitoso Robin Williams. Prego, con affetto 😉
Stupendo..
Grazie Zen394:)
Molto bello: ma credo che non c’è libertà star sempre a pensare come fare per accontentare un compagno/a che trascorrerà, per decisione propria,insieme a te questa avventura chiamata vita. Perchè smetti di vivere di essere te stesso e senza renderne conto l’amore lo trasformi in una dipendenza emozionale. Dunque all’improvviso questa persona sparisce (per qualsiasi motivo) ed ecco che arriva l’angoscia senti che hai smesso di vivere, non trovi alcun motivo per gioire ¿ma perchè? ¿Forse non ti ricordi quanto eri felice quando non esisteva questa dipendenza che chiami amore?
Si sono pienamente d’accordo!
Purtroppo è veramente facile confondere e mischiare amore e dipendenza
Probabilmente sono soggetta a dipendenze affettive 😉
Però grazie, rifletteró sul tuo commento!
Cara, è un piacere per me aiutare ed evitare qualsiasi tipo di sofferenza – ovviamente che io conosca per propria sperienza- . Da tanto tempo cercai la persona che mi possa accompagnare tutta la vita, che sia la mia ispirazione e che mi ami, soltanto adesso mi rendo conto che stavo cercando me stesso. Vorrei anche aggiungere che la donna offre un servizio incondizionato al suo amato uomo e lo fa così pienamente; ci mette cuore e anima, è una cosa favolosa ma anche pericolosa non tutti sanno apprezzare.
Ho vissuto l’amore come dono di me all’altro , anzi l’altra.
Per il matrimonio avevo scelto quel passo del Vangelo di Giovanni nel quale si diceva “Non esiste amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici”.
Ci ho creduto fino in fondo, ci credo (forse ingenuamente) ancora.
Ma un giorno lei mi ha scaricato, dicendomi in faccia che per lei non ero più nulla.
Mi ha tradito ripetutamente, mi ha usato, ha abusato di me psicologicamente e ancora continua a farlo perchè non riesco a rompere questa relazione perversa a causa della mia personalità dipendente incapace di stare solo (da un rapporto malato e da due creature innocenti).
Crtedo di aver capito una cosa, ovvero che il senso dell’amore lo dobbiamo trovare dentro di noi. Se lo affidiamo agli altri il rischio fallimento è dietro l’angolo.
Forse è chi è come me incapace a vivere che pensa che siano gli altri a dare il senso alla parola amore.
Ciao, non so il tuo nome ma ciao.
Ho letto attentamente quanto hai scritto e so anche che avrai già ricevuto numerosi consigli e giudizi
E so che probabilmente non ti credi capace o forte abbastanza per rompere questo legame interrotto, ma ti consiglio davvero e con affetto di farlo. Senza nuocere a figli, amici e parenti, ma creando uno stacco definitivo emotivamente con questa persona. Tre anni fa mi innamorai follemente, fu un incubo, un violenza psicologica, un abuso emotivo, misto di sadismo e masochismo. Ma non riuscivo ad uscire da quell’amore credevo che mai ci sarai riuscita. Un anno fa ho dato un colpo al mio cuore e mi sono allontanata, è stata dura, difficile, a volte impossibile. Oggi sono.nuovamente innamorata e felice,.quella persona ogni tanto compare nella mia mente, ma è tutto molto differente ed io soprattutto ora sto bene.
È solo un consiglio, ma non ignorarlo!
Ero sul punto di farlo, mancava pochissimo e ormai me ne vero fatta una ragione. Ma sono nuovamente ricaduto nella trappola manipolatrice: “da sola non ce la faccio coi soldi”, e pur di restare con le figlie ho rinunciato ad andarmene come lei in un primo tempo voleva che facessi.
Vista la mia età ormai non più verde unita poi ai miei problemi caratteriali davanti a me ho solo un futuro di solitudine che mi spaventa. Anche perché non voglio dare retta alla mia personalità dipendente per non ricascare in una situazione similare.
Ma allo stesso tempo della solitudine ho paura.
Allora, possoma dirti che non c’è età per trovare qualcuno al tuo fianco, ogni nuovo inizio può essere in qualsiasi momento, inaspettato, improvviso e meraviglioso
Questo te lo posso garantire, è una legge universale, vale per chiunque 🙂
Quindi non cadere in questo gioco mentale, perché ti rinchiude e limita
Secondo, credo sia giustissimo mantenere il rapporto con i figli. A livello economico non entro nel merito, ma ci sono modi di dare sostegno monetario ad.una persona senza aver più.alcun rapporto emotivo ed umano con essa. Bensì solo come madre dei tuoi figli
Pensaci 😉
Un saluto
Credo che un nuovo inizio innanzitutto bisognerebbe volerlo. E a me non interessa. Mi rendo conto dei miei grossi limiti a livello interpersonale, e di quanto instaurare un teorico nuovo rapporto affettivo avendo ancora il problema dovuto alla personalità dipendente significhi iniziare col piede sbagliato, rischiare di rovinare la vita ad un’altra persona che non si merita ciò.
Adesso il pensiero deve essere altro, innanzitutto a recuperare un minimo di senso della mia vita che sento così vuota. Tutto preso dal fare, dall’agire, mi sono scoperto a non sapere più chi io sia.
Scrivo questo ma non so se poi ci creda fino in fondo, perché la mancanza di qualcuno al mio fianco, qualcuno con cui condividere qualcosa di importante, a volte è veramente tanta.
Le mie figlie sono l’unica ricchezza che ho, non mi interessano soldi o altro. Per l’altra questione,chi ha voluto rompere il rapporto ha sbattuto la faccia contro la difficoltà di arrivare a fine mese, e non se l’è sentita di andare sino in fondo. Forse potrei giocarmi meglio questa carta, ma non mi piace usare vendette e ripicche, credo di avere una coscienza. Sapendo quanto fanno male i ricatti affettivi e non, voglio starne molto alla larga anche come armi a mio favore.
Siamo animali sociali, nati per condividere, per mischiarci e relazionarci con l’altrui. La solitudine può essere utile solo per determinati momenti, a lungo diventa pericolosa a mio avviso 😦
Condivido sul non utiliZzo dei soldi come ripicca, minaccia o vendetta
È nobile e ne riceverai i frutti! 🙂
Eppure mi sembra di non essere più capace a gestire i rapporti interpersonali, come se avessi disimparato a farlo. Se vi riesco mi sembra di sfruttare gli altri per dimenticare la mia solitudine, e una volta tornato solo mi rendo conto di non aver gustato quelle situazioni, di averle vissute con uno schermo protettivo davanti.
Personalmente poi non credo che la vita dia dei premi per atti nobili, altrimenti chi fa carognate dovrebbe essere sempre bastonato. E invece…
Amore è una parola singola, duale e plurale.
Si ama se stessi
Si ama la persona amata
Si amano le persone care!
Sono 3 tipi imprescindibili e necessari l’uno all’altro! 🙂
Firse il mio punto debole è il primo: non mi voglio bene, talmente è radicato in me lo schema del dover essere sempre a soddisfare le volontà altrui altrimenti non meriterò le sue attenzioni o peggio il suo amore. Se lo deluderò mo abbandonerà.
E questo comunque non è servito ad evitare di sperimentare l’abbandono reale.
Il.trauma dell’ abbandono, per un motivo o per un altro quasi tutti lo portiamo con noi fin dalla tenera età. Creando in noi il terrore di essere abbandonati, dalla persona amata in primis, da amici e parenti secondariamente.
La verità credo che sia che le persone.entrano ed escono dalla nostra.vita e noi dalla loro, alcuni la modificano, altri la migliorano o peggiorano, qualcuno la cambia indelebilmente. Ma pochi sono per sempre.
Volersi bene sarebbe a dire,.accettare con serenità questo ciclo che non possiamo modificare!
Come si fa a volersi bene quando ti guardi dentro e ti trovi così banale, impacciato nei rapporti interpersonali, indeciso e goffo?
Già facendosi certe domante e ponendosi determinati interrogati esistenziali credo si evinca di non poter essere banali
Non mi interessa essere qualcosa di speciale, non mi interessa essere unico e inimitabile. Piuttosto temo che continuare a porsi domande ed interrogativi rischi di portare all’ossessione, ammesso che non l’abbia già raggiunta, specie se non si trovano risposte.
Molto bello!
Grazie Romolo, felice sia stato gradito 😉
Articolo che mi ha tenuta incollata allo schermo fino alla fine, difficile che qualcosa attiri così la mia attenzione. Avevo un’idea di amore totale, pensavo che potesse definirsi tale solo nel momento in cui uno si affida all’altro, confida nell’altro. Ho imparato che non sempre è così. Che è giusto mantenere una propria ed unica identità per ognuno dei due partner, perché riporre la felicità in in altra persona è troppo rischioso per la propria serenità. Che questa sorta di “distanza” serve a mantenersi aggalla se l’altro improvvisamente sparisce, o a gestire il rapporto se hai a che fare con uno che non crea dipendenze affettive e mette in chiaro da subito con gesti e parole che sì, ama, ma non si trasforma in ciò che non è per compiacere l’altro. Per me è stata dura scoprire anche questo modo di amare, ma giudicando dall’esterno, credo sia l’unico modo per provare ad uscirne vivi. Un abbraccio
Ciao Marti, in primis grazie per la lettura e l’apprezzamento 🙂
Secondo anche io mi domando spesso come bisognerebbe amare? Quale sia la maniera più sana e sicura?
Concedersi totalmente senza riserve o mantenere un parte di se incolume e distante?
Io le ho vissute entrambe e credo di fare casini ugualmente.
Ma sono arrivata alla conclusione, che sarà spontaneo concedersi interamente o parzialmente; credo inoltre che l’amore vero sia totale unione con l’altro, ma altrettanto reputo sia fortemente difficile trovare la persona con la quale creare questo connubio senza ferirsi. Capita forse una volta nella vita se si ha la fortuna
E capita anche che quel connubio esista solo finché le aspettative viaggiano sulla stessa lunghezza d’onda. È difficile imparare, ogni volta è diverso.
Tristemente reale, felicemente speranzoso:)
E’ sempre un paicere sostare sulle tue pagine
Buon fine settimana e un sorriso,silvia
Grazie di cuore silvia!
È un bellissimo commento 🙂
Un bacio
Non conosco Marzano ma ho letto qualcosa di Recalcati (scriverò sul suo libro nel mio blog). Non penso lui parli di amore, quando parla di “dipendenza” e di “vulnerabilità”.
Io credo intenda parlare della condizione di ogni essere umano, che si deve aprire all’altro (fino all’Altro della trascendenza).
L’amore di coppia è per me molto più semplice e paritario. Siamo noi a complicarlo.
Ciao
Daniele
Bello aver sentito anche la tua opinione:)
Non posso sapere con esattezza cosa Recalcati facesse riferimento, forse solo lui lo sa esattamente d’altronde
O forse, più semplicemente, è giusto ognuno legga fra le sue righe il riferimento che più gli aggrada, purché la sostanza rimanga quella e l’importanza dei concetti non venga storpiata 😉
Un saluto Daniele!
Ciao.
Proprio qualche settimana fa ho finito un libro di Recalcati.
Se ti interessa trovi un commento e se sei un genitore (o ti interessa diventarlo) è un libro che ti consiglio.
Ciao
Daniele
Ho 22 anni, magari un giorno:)
Ma grazie del suggerimento!
Nel rapporto credo che amore sia quando ci si considera NOI
Hai scritto una cosa che mi ha colpita e che come concetto condivido. Nessuno ci insegna ad amare, ci viene anche insegnato che vengono prima gli altri e le altre rispetto a noi stess@ qualcosa la cultura la insegna ma credo insegni le cose sbagliate che creano le dipendenze di cui accenni, mia idea personale si intende.