Aguzzina della mia esistenza

Ci sono dolori incolmabili.
È inutile restano tali.
Nonostante gli anni, nonostante le presenze, nonostante i cambiamenti.

Per me sono pochi e piccoli i punti dolenti nei rapporti.
I rapporti con le persone importanti.
Perché riguardo i restanti, diciamocelo, è un eterno gioco. In cui non perdi niente perché non scommetti mai per davvero.

È invece laddove subentra il cuore, lo segue l’incoscenza.
Allora ti butti in situazioni pericolose.
Ti fai carnefiche della te stessa vittima.
Ti tagli profondamente senza notare il sangue che scorre.

E gli errori che vorresti cancellare sono i più evidenziati.
Sono quegli atti in cui hai amato.
Ed allora il buon senso, in raziocigno, l’incolumità mia e sua, la preservazione…
Erano tutte nella portineria accanto, assenti quando dovevano salvarmi.

Alla fine sono così, non riflessiva, impulsiva, emotiva…semplicemente sbagliata.
I miei errori sono i miei giudici migliori. Severi, obbiettivi e disumani.
E così faccio io con me stessa, disumanamente mi tratto per le mie colpe.

Ci sono momenti in cui qualcosa si spezza. Una ciotola rotta, avrà in se la filosofia giapponese della ricostruzione in onore della resilienza che caratteriazza ognuno di noi.

Ma attraverso certe crepe passarà l’aria. Esse non conterranno più. Quei rapporti spaccati non proteggeranno più, ma saranno flebili alle onde dell’esistenza di ognuno che vi passerà attraverso. Deboli e fragili alle incombenze dell’universo.

Lo fu vedere un padre adottare violenza verso la madre, una spacco irriparabile.

Lo fu credere in un’amica al punto di contare anche sul potere del silenzio. Laddove il silenzio non era un tacito accordo, ma un handicap creato da incomprensioni.

Lo è stato innamorarmi. Aprire il mio cuore e tutto quel poco di bene che avevo ad una persona che lo accortocció per giocarci nel tempo perso.

Lo fu sperare un’ ultima volta che l’amore esistesse. Per ritrovarmi vuota, senza carne, senza peso ne sostanza. Laddove l’altruismo era la più bella maschera ad un inconsapevole sadismo.
Ed io vittina del mio perfetto masochismo.

Lo è stato credere di poter esserci per qualcuno e accorgermi che non sapevo esserci nemmeno per me stessa.

Lo è tutti i giorni realizzare che la mia più grande nemica sono io stessa.

Poiché come mi disse lei, eterna guaritrice, io questo dono della vita non lo ho saputo accettare.

Percui vago quest’esistenza cercando di non danneggiare alcuno all’infuori di me.