Da bambina sentivo le ingiustizie come tagli sulla pelle.
Ricordo quanto mi bruciasse il fatto che qualcuno fosse punito senza motivo, qualcun altro premiato senza ragione.
Da piccola sembrava talmente assurdo!
Era sbagliato, possibile nessuno facesse o dicesse qualcosa ?
Era palesemente, semplicemente sbagliato!
Crescendo capii che ‘sbagliato’ è all’ordine del giorno.
Crescendo ho iniziato a percepire diversamente le ingiustizie che vivevo in prima persona o che vedevo e vivevo indirettamente.
Crescendo ho iniziato ad accettarle, a non notarle persino, a commetterle.
La purezza dei bambini è disarmata dinnanzi alla realtà del mondo.
La purezza di quegli animi è troppo inconsapevole per rimanere tale.
È troppo innocente per cavarsela nella dimensione che gli viene a crearsi attorno.
Si chiama mondo.
A vent’anni si vuole spaccare il mondo e poi chiudersi in camera a piangere.
Da piccola ero paladina della giustizia.
Ora mi sento paladina della sopravvivenza.
Lo spirito combattivo si è fatto spirito di conservazione.
La rabbia verso il mondo per le cattiverie che commette si è fatta rabbia contro me stessa per non poter reagire, per non poter agire.
Per non poter denunciare gli errori che ho vissuto.
Per dover vederli commettere senza proferir parola. Il silenzio coattivo era il mio più intimo nemico.
Ho capito presto che la denuncia, da soluzione, passa spesso a problema.
A parlare talvolta si peggiorare.
Certi silenzi li fanno passare per dovuti, per necessari e lodevoli…
Il silenzio è sempre codardia. Disonorevole e mai giustificato.
Allora ho cercato di capire cosa accadesse nella mente di quelle persone.
Allora ho trovato i black-out umani.
I traumi, i dolori, le paure che rendono le persone “cattive”
Allora ho compreso che giusto e sbagliato è un eufemismo.
Che anche nel reato peggiore c’è sempre lo stato d’infermità.
Talvolta incosciente, talvolta latente.
Siamo tutti infermi di mente sotto certi aspetti.
Siamo tutti inimputabili.
Le neuroscienze oggi lo dimostrerebbe scientificamente su, quasi, chiunque.
Le disfunzioni celebrali che conducono a deficit mentali,
le caratteristiche genetiche rintracciabili negli alleli,
gli stati emozionali…
Ognuno per strade diverse può giungere al vero senso della parola ‘infermità’, dal latino “infirmĭtas -atis“, «debolezza».
“Siamo tutti infermi di mente sotto certi aspetti.” l’importante è rinsavire in tempo prima di commettere qualcosa di irreparabile.. Sono certo che tu sappia quando vai oltre e cosa non fare, devi solo imparare a farlo prima di commettere ciò che fai…
non è questione di andare oltre (in un futuro), bensì di gestire la situazione stessa in cui ci troviamo (nel presente)!
Bellissimo ciò che hai scritto comunque
grazie Jean Claud !
❤️
Beh…io direi che ci sono gradi diversi di “infermità” latente o manifesta, ognuno di noi ha delle pecche, delle falle più o meno grandi. Che si ripetono negli anni o che dopo anni sfumano nel nulla o quasi. Ognuno percorre una propria strada ma sono anche ben consapevole che tutti noi abbiamo dentro noi stessi un potenziale da far paura, prima o poi viene fuori. Io ne sono certo al mille per mille perché l’ho visto in me stesso ed ora non sono più quello che ero due anni fa. Mi ci sono voluti più di 20 anni di lotte, di tentativi, ma poi ho DECISO che era ora di cambiare e di stare bene. E quindi vedo anche tutto il mondo diversamente. Lo vedo nelle sue brutture e nelle sue magnificenze. Cerco anche nel mio piccolo di fare qualcosa di buono per gli altri, sono sempre stato così e sempre lo sarò. Ma se non decido di star e bene con me stesso non potrò neanche e mai cercare di fare qualcosa di buono anche per gli altri. Non eè facile, nessuno dice che lo sia ma la vita secondo me è una continua battaglia rivolta al bene. Innanzitutto verso noi stessi. Cambiare su può. Stare bene anche. Te lo assicuro.
Buona giornata. Un abbraccio….
come sempre ti leggo con grande attenzione e affetto ❤ Poi rispondo dopo giorni e sinteticamente, ma sai quanto i tuoi commenti siano importanti
e quanto io sia poco affidabile nelle risposte 🙂
un bacio !
Caspita… Se ci penso è proprio vero… Inizi pensando di stravolgere il mondo e poi si pensa alla sopravvivenza
IL triste proseguire dell’esistenza…..laddove ci si imbatte nella realtà 😉
Bisogna sognare, noi sogni tutto può restare giusto e sorprendente!!!
Molto profonde le tue parole. Le nostre debolezze si spiegano da una complessa interazione tra predisposizione genetica e esperienze ambientali. Tutti ne abbiamo. Ma la cosa bella è che, di chiunque ne sia la colpa, tutti siamo in grado di sfruttare le nostre risorse per cambiare, se vogliamo.
siamo in grado di crescere, cambiare e lavorare su noi stessi 😉 Solo che è talvolta un lavoro arduo e doloroso…
Grazie del commento e un grande saluto!
Viviamo in un mondo di sopraffazione. Per stare meglio, un giorno, tutti noi non dobbiamo pensare sempre e solo alla nostra sopravvivenza, dobbiamo prendere a prestito dai bambini un pizzico di senso della giustizia e lottare per noi o a fianco di quelli che ne hanno bisogno. Omertà e arrendevolezza possono solo peggiorare lo stato attuale. Possiamo cambiare, riscoprire senso dell’onore, dignità e coraggio. È pericoloso scusare la malvagità con una supposta infermità mentale! Lasciamo all’uomo, buono o cattivo che sia, quello che si chiamava un tempo libero arbitrio e quindi la piena responsabilità delle sue azioni, buone o malvage che siano.
hai ragione, ma credo talvolta il libero arbitrio sia già di per se toccato da stati personali di ‘infermità’. Uso questo termine nell’accezione di ‘debolezza’, non demenza, mancanza o psicosi…
Purtroppo a volte non è facile scegliere se salvare se e la propria morale. Un bambino, per come ricordo io d’esser stata bambina, non ha dubbi su quale giustizia sia da perseguire. Crescendo il concetto di giustizia si fa malleabile e fragile….
onere, dignità e coraggio. Sarebbe un trittico meraviglioso se solo fosse facile realizzarlo 😉
Grazie delle riflessioni e un grande saluto!
Correggo la mia malvagia grammatica: leggi malvagie al posto di malvage! 🙂
“A vent’anni si vuole spaccare il mondo e poi chiudersi in camera a piangere”.
Spesso capita anche a 30, e a 40.
La differenza la fanno la consapevolezza e l’azione e l’una e l’altra non dipendono dall’età.
Sì, “siamo tutti infermi di mente” e canminiamo su un filo dal quale un alito di vento ci sposta verso il “giusto o lo sbagliato”. E a volte è tutta una questione di circostanze, momenti, di chi hai attorno. Ma compreso questo, che non significa non propendere verso il bene e non lottare contro il male ma solo nitrire umana compassione, si può agire e reagire anche così: contaminando con il nostro esistere e le nostre azioni chi abbiamo intorno, cambiando il piccolo mondo fatto di cose e persone con cui ogni giorno entriamo in contatto. Buona vita
probabilmente è vero. A 20 anni si crede o spera che certe debolezze o emozioni siano dovute all’età. Crescendo probabilmente si comprende che determinati disagi non hanno età….
Grazie del commento. Condivido: coltivare il proprio orto di benessere e bontà è la cosa più buona e bella che si possa fare!
sei una forza 😉
Ahahah:)
Grazie! Non mi ritengo tale, ma grazie !