Il mondo non è pronto alle lacrime
e io non sono più disposta a trattenerle.
In treno…
incuriosite le persone fissano, come se ci fosse qualcosa di doloroso da scovare in quelle lacrime che incuranti mi scorrono sulle guance.
Il pianto è anche liberazione, ansia, paura, nostalgia -tanta nostalgia-, preoccupazione -tanta preoccupazione.
Il pianto non è solo dolore, non è quasi mai solo dolore.
In strada…
Corso Garibaldi nella notte, vuoto e silenzioso è ancora più elegante
e mentre piangi, per svuotarti di pesi irremovibili, è ancora più protettivo.
Le scarpe in mano, sono un segno di resa,
inoltre erano alte e non potevo aggiungere una componente fisica a quel dolore.
“È stata derubata, signorina???”
Non colgo se me lo domandano perché piango o perché tengo le scarpe in mano?!
Come se il furto o la rapina fossero mali peggiori di quando ti sia stata rubata l’anima.
Proseguo.
“Posso fare qualcosa? Cosa le è successo?”
Può trovare il tasto PAUSA nella mia mente
e la prego, se lo trova, lo prema.
Il mondo non è pronto alla lacrime
ma io non sono più pronta a trattenerle.
E’ stato comunque un ottimo segno che qualcuno abbia avuto la premura di domandarti cosa ti fosse successo e di cosa tu avessi bisogno.
❤
Bisogna lasciarle uscire quelle lacrime… sfogarsi… come aprire una valvola dalla quale lasciar fuoriuscire tutto quel che si è tenuto dentro.
E poi vedi? C’è ancora in giro qualcuno che si preoccupa e ti tende una mano
Secondo me di fronte alle lacrime i cuori si inteneriscono. Le persone chiedono non per curiosità, ma per una sorta di empatia e cercano di rendersi utili. Non è una cosa negativa.
Nulla di più vero, grazie Silvia