Mi manca, mi manca come l’aria
(o meglio, mi fa mancare l’aria)
potermi fidare
Si, mi manca qualcuno di cui potermi fidare,
non ci riesco più.
Ci provo, ma non ci riesco
Poi le frasi di mamma “ti fidi troppo di tutti” “devi farti più furba” “non sono tutti come credi”
Da piccola pensavo davvero che “non erano tutti come credevo”, pensavo fossero meglio…
Poi anche a me la Vita ha insegnato quacosa,
sono arrivate le prime delusioni fra amiche…
mentre si giocava all’asilo, magari per un giocattolo o per fare bella impressione sulle maestre,
poi per avere le amicizie più “fighe” o entrare nel gruppetto di bimbi e bimbe più “stimato”,
crescendo per i fidanzatini, i compagni…fino ai mariti.
Ci si delude per così tanti motivi…
…incapacità, paura, impulsività, cattiveria, egoismo…
difficile discerne nei meandri di cotante emozioni avulse.
Eppure, il risultato è che io non mi fido più
Troppo dolore, avuto, vissuto, elaborato.
E ora, mi restano loro, cui dopo tanto vagare, inciampare, recuperare e rimediare, torno sempre: mamma e papà.
Forse è triste, sicuramente è un po’ sconsolante.
Ma oggi riesco a fidarmi solo di due persone e sono quelle che mi hanno creata…
Non mi sembra naturale tuttavia… insomma, il mondo dovrebbe donare più punti di riferimento, di gioia e di conforto.
Sicuramente sarà così,
forse è solo che ora non sono capace io a viverli, coglierli, vederli.
Un taglio non fa male per il sangue… quello passa, si rimargina e cicatrizza.
Ma quella cicatrice fare sempre più male del taglio.
Mi manca potermi fidare
ed in questa mancanza, vivo ingoiata dalla Paura.
Fa paura questa vita se la si affronta senza “fidati”
Pensa che io mi fido di tutti per natura anche se prendo fregature… Il problema è che me ne dimentico subito… Ma è carattere, credo☺
io sono diffidente per natura, troppo elaborato come dici tu. Non ho neppure la mamma e il papà su cui fidarmi, troppo elaborato anche lì. eppure ci provo ancora ad aprirmi e farmi ferire, chissà che prima o poi non rimanga più delusa
Mia Carissima Soffio, la mancanza di fiducia è la peggiore dannazione per un essere umano ed è proprio ciò che maggiormente gli rovina la vita. La questione, però, non verte intorno alla fiducia che si nutre negli altri: la questione è se abbiamo fiducia nel nostro destino, qualunque cosa esso ci riservi. Passo attraverso una forte delusione, un’esperienza amara di ingratitudine, un’ancor più dolorosa esperienza di incomprensione, nonostante tutti gli sforzi fatti per comprendere ed essere compreso? Bene, io continuo ad avere fiducia nel mio destino: nel fatto che, se mi capita tutto ciò, è perché c’è una ragione profonda di bene per me. La fiducia più radicale che un uomo possa avere non è una fiducia cieca negli altri – quasi che essi debbano soddisfare sempre le più o meno strampalate aspettative che nutriamo verso di loro – ma la fiducia nel fatto che la nostra vita abbia sempre un senso, qualsiasi cosa ci accada; e questo senso sia un senso di bene. Questa è la vera fiducia che noi dobbiamo imparare ad alimentare e nutrire dentro di noi, per farla crescere sempre più forte e robusta, così che possiamo vivere la vita pienamente, con tutti noi stessi, senza paura e con totale entusiasmo, senza raffrenarci, corazzarci, intimidirci o trattenerci.
Il movimento di ritorno che hai compiuto verso i tuoi genitori non devi interpretarlo come un regresso, come la manifestazione di un tentativo fallito di camminare autonomamente sulle tue gambe, bensì come il naturale movimento a ritroso, tipico della nostra dinamica evolutiva, che prelude a una tua nuova proiezione nel mondo, ancora più lontano, ancora più in profondità. I saggi orientali in tali casi ricorrono al classico esempio della freccia: per essere scagliata, deve prima di tutto essere tirata indietro. E analogamente, per erigere una casa, bisogna prima di tutto scavarne le fondamenta, compiere cioè un movimento contrario rispetto a quello che si vuole realizzare. Tornando dai tuoi genitori, tu stai proprio compiendo questo movimento. Ed è il migliore e più solido fondamento su cui tu potrai erigere la CASA DELLA TUA VITA. E non dico questo perché sono un fanatico del principio familiare (non lo sono per niente); ma perché, metafisicamente, ha senso ripartire sempre dalla propria origine. E l’origine della nostra vita su questa terra sono i nostri genitori: di conseguenza, è corretto tornare ad essi per intraprendere un nuovo viaggio, ossia una nuova fase della propria ventura esistenziale.
Ti auguro ogni bene e un meraviglioso viaggio e- ancor di più – che tu sia capace di provare meraviglia, stupore e sconfinata gratitudine verso questo grandioso e misterioso gioco dello spirito.
Aloha
Virginio condivido profondamente ogni tua parola. Nutro fiducia nel “senso”, o meglio penso che tutto abbia un suo senso ed un suo perché, anche quando non ci è dato vederlo. Purtroppo la fiducia nel “Cosmo” (se così si può dire) è un po’ astratta per le certe anime un po’ ignoranti come mi ritengo io, così mi perdo e cercherei materialità …:)
Ma è vero e bello il tuo discorso e te ne ringrazio molto
Nella vita non bisogna mai forzare nulla: era forzato credere che gli altri potessero essere addirittura migliori rispetto a noi; sarebbe forzato costringerti a provare lo stesso fiducia nel prossimo, se non ti viene spontanea. Ma è anche vero che nella vita nulla è perenne: verrà il momento in cui tornerai a riporre fiducia in qualcuno che non sia uno dei tuoi genitori e quel giorno non te ne accorgerai nemmeno tu di essere tornata a credere negli altri.