Si può amare anche chi non vuole esserci,
o non vuole essere amato adesso,
o semplicemente, non da quella persona.
Però non è una scelta,
portarmelo ovunque io sia e vada,
in un turbinio, fra testa e cuore, che lo tiene a me, nella vita, nelle emozioni.
È forse alienante, essere in due, quando il mondo mi vede sola.
Cercare in ciascuno, colui, e non volere nessuno.
Non saper volergere lo sguardo altrove,
non saper ancora andare oltre,
non voler ancora passarci sopra.
Fin dalle elementari trovo le domeniche estremamente tristi,
Quello domenicale non è quasi mai un beato riposo, piuttosto un inutile tedio, ozio, colmo di amarezza per il domani in cui tutto ricomincera.
E così via, come nella poesia leopardiana “La sera del dí di festa“,
ove a noi umani non è dato goderci il giorno di festa,
possiamo, al più, aspirare ad assaporare l’arrivo d’essa: il giorno prima della festa, che pur sempre festa non è.
“A pensar come tutto al mondo passa,
E quasi orma non lascia. Ecco è fuggito
Il dì festivo, ed al festivo il giorno
Volgar succede, e se ne porta il tempo
Ogni umano accidente“.
Siamo fatti per vivere, ma non lo capiamo,
Siamo fatti per osare, ma ci spaventiamo,
Siamo fatti per amare, ma non ci permettiamo,
Siamo fatti per gridare, ma non ci ascoltano,
Siamo fatti per essere, e non nasconderci.
Viviamo invero in chi non siamo, in ciò che non crediamo, in ciò che non vorremmo.
Siamo stolti, pigri e impauriti ed
intanto la Vita scorre,
Eh SÍ, perché lei è Bellissima e non si arresta mai.
Le mie domeniche sono raramente tranquille e, quando lo sono, cerco di godermele al meglio possibile.
Bisogna amarsi prima di amare. O finisce molto male. Te lo garantisco.