Implodi nelle favole e cercati nei risvegli.
Amati quando stai bene e non struggerti, domandati perché fuggi
e quando sei serena, ti trafiggi.
soffri del pericolo che cerchi e scoprine il motivo
è per sentirti vivo?
Sai esser meramente lesivo…
Non sei salvo, sei auto-punitivo.
Non accellerare, se non sai dove andare
Non tutti sono persi come te.
Non ti stupire, se non vogliono il tuo male
Non tutti sono persi di per sé.
Rifletti,
degli sbagli riflessi,
e poi smetti,
con le bugie e i non detti.
Ascolta tutti e non credere a nessuno,
collezione avidamente i tuoi sbagli
le vere follie non sono per ognuno
ma saranno maestre per anni.
casa dovrebbe esser sicura
ivi, risciacqua la mente
per far sembrare la vita meno dura
e ricreati lentamente.
Bene, Soffio, avverto in questa poesia un importante cambio interiore dentro di te: il dolore non ti appare più privo di senso, completamente fine a se stesso, puro dolore che abbatte e instupidisce con la sua devastante intensità, ma dotato di una sua profonda, e buona, ragion d’essere. Non tutti riescono a giungere a questa consapevolezza, e ancor meno alla tua giovane età. Sono per un verso impressionato e, per altro verso, felicissimo per te: prosegui su questa strada, ché è molto promettente: sulla base di tale profondissima consapevolezza potrai infatti costruire una solida e meravigliosa casa-vita.
Ti mando una carezza dell’anima.
Aloha
Grazie Virgilio, di cuore, di ogni tua parola, a partire dai commenti passati fino ad oggi.
Si, qualcosa è cambiato, io, i giorni, le stagioni e le temperature. Tutto cambia, si sa 🙂
Sono più serena e questo mi permette di vedere meglio
Un immenso saluto d’affetto!
“Tanto vale non farsi illusioni, la gente non ha niente da dirsi, ognuno parla soltanto delle proprie pene personali, si capisce. Ciascuno per sé, la terra per tutti. Cercano di sbarazzarsene della loro pena, sugli altri, quando è il momento dell’amore, ma allora la cosa non funziona e si ha un bel fare, se la tengono tutta intera la loro pena, e ricominciano, provano a piazzarla un’altra volta. «Com’è bella, signorina», dicono loro. E la vita li riprende, fino alla prossima volta in cui riproveranno ancora lo stesso giochetto. «Lei è proprio bella, signorina!…» E poi nel frattempo stanno a vantarsi d’essere riusciti a disfarsene della loro pena, ma tutti sanno che non è vero niente e che se la sono tenuta bella in caldo tutta per loro. Dal momento che si diventa sempre più brutti e ripugnanti in quel gioco quando si invecchia, non si riesce nemmeno più a dissimularla la propria pena, il fallimento, si finisce per avere la faccia piena di quella brutta smorfia che impiega venti, trent’anni e più a risalire finalmente dal ventre alla faccia. È a questo che serve, a questo soltanto, un uomo, una smorfia, che lui ci mette una vita a confezionarsi e ancora non gli riesce sempre di portarla a termine tanto è pesante e complicata la smorfia che bisognerebbe fare per esprimere la propria
vera anima senza nulla perdere.”
Louis Ferdinand Cèline
Mi hai fatto tornare alla mente questa frase, dal mattone che sto leggendo.
Grazie Soffio